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Lettera aperta al gruppo “Libertaire” di Tokio


Verso la fine del nostro incontro quindici giorni fa, il sig. Miura mi ha invitato a raggiungervi quando sarei ritornato a Tokio. Per una sconsigliabile cortesia ho detto che l’avrei fatto. Vorrei dunque chiarire la mia posizione. In realtà non riprenderò contatto con voi quando ritornerò a Tokio, perché il nostro unico incontro, per quanto breve, è stato abbastanza. Il vostro gruppo non mi interessa.

Contrariamente alla vostra opinione per cui, ammesso che altri anarchici abbiano molti dei difetti che ho criticato, voialtri “anarchici giapponesi” siete in qualche modo diversi, devo dire che siete purtroppo tipici, che non vi distinguete affatto dagli anarchici degli altri paesi. Frugate nei cadaveri di Proudhon, ideologo maschilista del piccolo capitalismo cooperativo; del “nostro Bakunin”, protobolscevico; di Kropotkin, sostenitore della prima guerra mondiale; della C.N.T. spagnola, che aveva collaborato in precedenza con lo Stato e che prova ancora una volta ad “organizzare” burocraticamente le lotte del proletariato radicale spagnolo; e di alcuni vecchi imitatori asiatici. Volete costruire una storia mitica per voi stessi perché non sapete come fare la vera storia ora.

Vagamente coscienti della vostra impotenza, sperate di farla scomparire riunendo le vostre impotenze individuali. Ma ciò che accade in realtà, è che quella poca energia creatrice che ancora avete va sprecata nella discussione continua e nell’infinita prosecuzione di progetti spettacolari ed inutili come quello di una rivitalizzata “Federazione anarchica”.

Come la maggior parte degli anarchici, avete sviluppato una pietosa incoscienza collettiva per difendervi da qualsiasi sfida al vostro compiacimento. Confrontati con una critica pratica, voi non ne avete “mai sentito parlare”, o l’avete “dimenticata”, oppure siete “troppo occupati”. Soltanto uno fra voi conosceva la mia lettera e le tesi della Società dello spettacolo che sono apparse in Anarchism n. 4 del CIRA. Gli scritti degli anarchici giapponesi sono così noiosi che non vi date neppure la pena di leggere le pubblicazioni dei vostri compagni?

Non sono ancora capace di leggere in giapponese la vostra rivista Libertaire, ma le farneticazioni incoerenti degli articoli in inglese sono penose quanto basta. Forse quella è soltanto responsabilità dei due redattori. Forse gli altri non hanno alcun ruolo nella rivista. (O soltanto un ruolo subalterno?) Quando vi ho chiesto quali altri progetti avete, alcuni hanno parlato vagamente del vostro “sostegno” alla lotta di Sanrizuka, ma non sapevano precisare le modalità concrete di questo “sostegno”, né spiegare in quale prospettiva strategica a lungo termine siete impegnati. Un altro ha detto semplicemente che era “un operaio”, lasciando intendere apparentemente che ciò lo scusava da non si sa quale altra attività perché era troppo occupato. Qual è dunque lo scopo della sua adesione al vostro gruppo? In definitiva, qual è l’obbiettivo del vostro gruppo?

Può darsi che vi abbia giudicato eccessivamente sulla base delle due o tre persone che hanno parlato di più. Forse uno o due di voi sono più seri. Se è così, è compito loro cominciare, partendo dalle critiche che accettano, a ridefinire i progetti (per quanto piccoli e modesti che siano, ma concreti), e ad agire. È precisamente quello che per voi è impossibile fare in “Libertaire”. La tolleranza collettiva di cazzate senza fine neutralizza ogni concreto sforzo individuale in un miscuglio di “opinioni” contradittorie e senza seguito. Il vostro gruppo non è altro che un ostacolo alle vostre possibilità reali.

Abbasso lo Stato! Abbasso l’anarchismo ammuffito!

KEN KNABB
Fujinomiya, 5 novembre 1977

 


Versione italiana di Open Letter to the Tokyo “Libertaire” Group, traduzione dall’inglese di Omar Wisyam.

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